tralicci
Vicini e lontani.
Chissà perchè mi hanno sempre affascinata i tralicci.
Li vedi sempre seguire un percorso ai margini della strada, in lontananza rincorrersi ordinati, legati da lunghi cavi sospesi… piccoli soldatini disciplinati…
Da dove vengono? dove vanno? cosa trasportano e perchè? Di alcune domande conosciamo la risposta, di altre no, spesso preferiamo ignorare che cosa rappresentano per giocare con lo sguardo a rincorrere il loro viaggio verso l’ignoto.
Ma quendo ti avvicini a loro, ti sconvolge la loro possenza… spesso soli, in mezzo al nulla: l’intervallo fra ognuno di loro diventa infinito, e ognuno di loro acquista un’identità propria.
Radici pesanti nel cuore della terra, si stagliano poi verso il cielo ad altezze che danno vertigine, in assenza di paragoni vicini.
Attrazione e repulsione.
Quanta voglia di arrampicarsi per toccare il cielo, per far parte di questo artificioso elemento umano estraneo al paesaggio, e che spesso violenta la natura circostante.
La paura di un qualcosa di cui non si ha esperienza diretta, di cui non si può avere. Gli avvisi della sua pericolosità e quel suono… quel cupo ronzio che inquietano e creano un estremo disagio…
Monumenti astratti del progresso e del servizio, ma anche di quanto l’uomo possa essere invasivo, arrogante e avido.
marcovaldo
10.01.2007 at 17:20urca.
una volta ho dormito sotto uno di quelli sul mare di civitavecchia…
quel delizioso friccicorio…
l’infrangesi delle onde…
il ronzio dei miei compagni di viaggio esausti…
il giorno dopo certe foto psichedeliche che non t’immagini ;)
a presto
g.