Quattrocchi…
Ricordo poco di quando i miei genitori mi portarono a Perugia per la mia prima visita oculistica pediatrica. Avevo 3 anni, e a Roma non c’era nessuno che potesse capire perché quando sfogliavo i giornaletti di Topolino, gli occhi si incrociavano.
Astigmatismo fu la diagnosi.
E da quel giorno iniziò il mio calvario fatto di pesanti occhiali scuri con le lenti spesse, con i quali non potevo correre, giocare come gli altri bambini (se non levandoli e riparandoli dagli urti), e da quel simpatico soprannome “quattrocchi e due stanghette” che, usato in maniera dispreggiativa fa tanto male (e si sà quanto i bambini possono essere crudeli).
Ricordo che io ero una rarità : una bambina così piccola con gli occhiali… a quei tempi non se ne vedevano molti in giro. Mi chiedo spesso cosa sia cambiato nel tempo con le nuove generazioni: occhi più deboli o diagnosi più tempestive?
Ricordo che in quinta elementare mi levai gli occhiali e li lanciai con forza lungo la mia camera, rifiutandomi di indossarli di nuovo. Alla successiva visita risultai miracolosamente guarita dall’astigmatismo! Finalmente ero libera di correre senza paura di rompere le lenti!
In seconda media diventai miope.
Ricordo che all’epoca non c’erano tante belle montature di occhiali, e iniziai a portarne un paio rosa (O_o), poi tondi alla John Lennon, poi tondi senza montatura (lente al vivo). Ma in tutti i casi gli occhiali erano ciò che la gente vedeva subito di te: niente occhi, bocche, espressioni… per molti la fisiognomica si fermava alla forma delle lenti… e si sa che durante l’adolescenza questo non aiuta a creare un buon rapporto con il tuo aspetto fisico.
C’erano anche le lenti a contatto. A quei tempi non c’erano le usa e getta, ma quelle che, per quanto ti costavano, te le dovevi far durare almeno 2 anni. Avendo scarsa lacrimazione mi prescrissero le semi-rigide, da portare non più di 6 ore al giorno: quanto fastidio davano quelle due lenticchie vetrose dentro l’occhio.
Come una novella Cenerentola, uscivo la sera alle 19.00/20,00 e massimo alle 2 di notte dovevo rimettersi gli occhiali. Quanto mi sentivo “zucca” all’epoca.
Ricordo quando feci l’operazione, ricordo il giorno esatto (4.12.1996), ricordo la mattina dopo i numeri del display della sveglia nitidi, il mio volto allo specchio senza aloni, il camminare sotto la pioggia con le gocce che ti accarezzano il viso, l’andare in spiaggia e nuotare e correre e giocare senza paura di perdersi… l’inizio di una nuova vita.
A distanza di 12 anni, i miei occhi hanno reagito bene all’operazione: alla mia ultima visita di controllo mi sono stati riconfermati i 10/10, e il mio oculista mi vorrebbe portare in giro per convegni per quanto la mia cornea è perfetta!
Ma a 2 anni dal traguardo degli anta il mio cristallino ha perso un po’ di elasticità e la presbiopia si è fatta avanti.
Ho dovuto discutere per farmi prescrivere i nuovi occhiali: l’oculista che mi suggerì di fare l’operazione non vorrebbe far impigrire il suo capolavoro… ma alla fine ho vinto io :)
Non nascondo di aver provato una certa emozione a entrare in un negozio di ottica per scegliere i miei nuovi occhiali, fra centinaia di montature alla moda, tonde, rettangolari, colorate, vintage, hi-tech…
Non considero il fatto di dover nuovamente indossare le lenti (solo per leggere) come una sconfitta, ma come un’evoluzione.
Ricordo e sorrido alla Valentina di 12 anni fa, con gli occhialetti tondi da nerd, che con emozione si apprestava a riporli in un cassetto*.
* ce li ho ancora conservati…
No Comments