scene di ordinaria follia agostana
Oggi ho preso la metropolitana a Roma. La Linea A, o come dicono i milanesi “la rossa”.
Di lunedì 16 agosto c’è poca gente nella capitale, e i vagoni sono abbastanza vuoti, con molti posti a sedere.
Entro, mi siedo.
Davanti a me una ragazza che legge un libro, dal lato opposto dei 4 posti un signore sui 40/45 anni, abbastanza grosso, con una borsa da palestra, un po’ spaesato.
Accanto a me una coppia di ragazzi filippini e un altro ragazzo.
Smanetto con le cuffie e gli mp3, e vedo che il signore chiede alla ragazza un’informazione: quante fermate mancano a Termini.
Lei alza lo sguardo, le conta (Ponte Lungo – Termini… 4 fermate), le comunica al signore e termina la frase, indicando l’elenco delle fermate segnate in alto sul vagone, con “c’è scritto l’…”.
Un colpo secco. La grossa mano dell’uomo che sbatte con forza sui sedili vuoti fra lui e la ragazza,.
Impreca, dice che non ci vede per leggere, e continua a insultare la ragazza e a colpire con la mano e il pugno i sedili.
Lo sguardo di lei impietrito, fisso fra il libro e a controllare di lato i movimenti dell’uomo.
Io davanti a lei che spengo la musica, con il sangue gelato, e con la consapevolezza che se la situazione dovesse peggiorare sarei troppo piccola e debole per poter contrastare, o almeno aiutare…
Il resto del vagone, i ragazzi filippini, tutti che girano la testa dall’altra parte: chi si alza e si allontana, chi non distoglie lo sguardo dalla freepress.
Io cerco di memorizzare più dettagli possibili del viso e dell’abbigliamento, e quando dopo un minuto di puro terrore, l’uomo si placa, la ragazza si alza e si sposta in un altro vagone; i filippini e il ragazzo scendono alla fermata successiva, e rimaniamo io e l’energumeno seduti quasi frontali.
Altri colpi sui sedili. L’uomo continua a imprecare fra sè e sè.
Ogni tanto mi lancia uno sguardo.
Che non so interpretare.
A Termini scendiamo entrambi. Prima di scendere incrocio lo sguardo della ragazza, seduta nel vagone accanto. Ancora muta paura negli occhi di entrambe.
Attraverso la linea gialla e lascio che l’uomo mi superi sbuffando.
Cammina torvo e veloce, è molto alto e grosso. Da dietro mi fa molta paura.
Respiro, mi mescolo fra la folla: lentamente l’uomo svanisce dalla visuale.
Incrocio lo sguardo di due guardie fra i corridoi: un ragazzino e un signorotto in sovrappeso.
E mi chiedo spaventata: se la situazione fosse degenerata, chi avrebbe potuto evitare che si ripetessero episodi simili?
io? gli adolescenti filippini? le due guardie dall’aria accaldata?
Ho avuto paura.
[ foto di Valentina Cinelli ~ flickr ]
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