Fotografi e fotografia, cose da sapere
Come molti sanno, una delle mie più grandi passioni è la fotografia. Grazie ad essa, 7 anni fa ho riscoperto la mia vena creativa e ho trovato il modo per esprimere ciò che ho dentro (di più artistico, intimo o contorto).
Dopo premi, lavori, mostre e riconoscimenti, mi sono staccata un momento da questa meravigliosa arte per inquadrarla nuovamente sotto la giusta “ottica”.
Lo so, quel momento sta durando da oltre 3 anni, ma la mia analisi da esterna ancora sta continuando a studiare e valutare questo strano ecosistema.
Oggi in rete ho trovato questo simpatico post che descrive i 10 tipi di fotografi da cui stare alla larga, e ho colto l’occasione per implementare, anzi riscrivere la lista in base alla mia esperienza.
Di seguito ciò che ho scoperto, metabolizzato e (forse) digerito.
Il Professionista (o presunto tale)
Inizialmente sono fuggita dal mondo delle mostre, dei fotografi professionisti, dei corsi e dei workshop inutili, a causa dell’arroganza di cui il mondo dei “professionisti” abbonda.
La troppa autostima nelle proprie capacità , la sindrome da “Marchese del Grillo” (“perché io so’ io, e voi non siete un c…!”), la lobby che crea fra suoi simili, dove per un comune mortale è impossibile avvicinarsi, sono tutti elementi che mi hanno fatto desistere dall’esser chiamata “fotografa” e mi hanno fatto prendere le distanze da chi ama definirsi tale.
Una bellissima descrizione è stata data da Ando Gilardi, grazie a una segnalazione della mia amica Valeria.
una istantanea senza testo non è niente, un testo senza istantanea dice sempre qualcosa se poi è illustrato da una sua istantanea fa un salto di qualità . Ci sono milioni di fotografi che appendono ai muri con tanto di nome ma senza una riga che dica il perchè dovrei guardarle: questi infelici campano perchè nasce fra loro una pietosa complicità : io faccio finta di capire i tuoi consumi fotografici però tu devi far finta lo stesso con i miei: ma è come fare la cacca insieme…
L’Artista (o presunto tale)
Agli inizi del 2000, durante gli esordi del digitale, ci fu una tendenza vintage che attraversò in maniera creativa tutto il decennio: la lomografia.
L’uso di vecchie macchine fotografiche, o di scatolette di plastica dagli effetti imprevedibili, la sperimentazione con gli sviluppi invertiti delle pellicole, la ricerca del giusto lightleak da far penetrare all’interno del fotogramma, la riscoperta delle Polaroid e l’arte di manipolarle, tutto ciò definì un periodo di fermento creativo non indifferente.
Cosa ci fu di sbagliato in questo periodo?
- La nascita della convinzione che la macchina fotografica facesse tutto da sola (“don’t think just shoot”);
- che ogni scatto fosse un capolavoro;
- che “tanto ci sono i filtri di Photoshop (o un’App dell’iPhone) che fa la stessa cosa, quindi anche io sono un lomografo”;
- che a distanza di 10 anni c’è ancora gente che è convinta che basti possedere una costosa LCA e farla scattare a caso per essere un artista.
L’Attrezzatura
Su questo c’è poco da dire: eBay-dipendente (prima ancora mercatino fotografico-dipendente), possiede un esercito di corpi macchina, obiettivi, anelli adattatore, battery pack, borse ergonomiche, kit pulisci sensore… ma sinceramente non ho mai visto neanche una foto, realizzata da loro, che fosse degna di questo nome.
Photoshop, or it didn’t happen
HDR, tiltshift, cutout, desaturazione… se non sai il significato di questi termini, sei salvo!
Ho visto fotografi bravi, foto interessanti, composizioni dinamiche… il tutto rovinato da un uso eccessivo dei programmi di post-produzione.
Continuo a chiedermi perché dopo che uno ha scattato una foto, deve assolutamente mettere la propria firma digitale alterandone colori e contrasti. Capisco un fotoritocco migliorativo, o un percorso artistico dove il protagonista del progetto non è più il soggetto della foto ma lo stile con il quale è stata trattata la foto stessa: ma usare l’HDR anche per enfatizzare il giardino di casa, o forzare un bianconero perché la foto a colori “non ci convinceva” mi dà l’impressione di un’ansia da prestazione.
La mia foto ancora non è da WPP allora la bacchetta magica di Photoshop la renderà perfetta.
Il fotografo amatoriale
Reduce dalla consulenza per lavori inerenti il mondo della fotografia, mi sono ritrovata a confrontarmi con il mondo dei fotografi amatoriali a fare nuove e più approfondite riflessioni su persone e comportamenti.
Il fotografo amatoriale, riassume in sé tutte le figure sopra descritte, ma parallelamente si divide in alcune sottospecie.
- L’analfabeta – sembra che la maggior parte dei fotografi amatoriali non sappia leggere: i regolamenti dei concorsi, i manuali d’uso, i forum con i consigli, la ghiera dell’obiettivo. Sanno solo chiedere, pretendere e contestare.
- Il cieco aka “sono nato imparato” – molti sono convinti che nel momento in cui viene impugnata una fotocamera si è automaticamente in grado di fare belle foto: prima di tutto bisogna imparare a guardare, a scoprire la realtà che ci circonda, a “vedere” la foto prima ancora di avvicinare l’occhio al mirino.
Un consiglio per tutti: studiatevi le foto dei fotografi più bravi e famosi, trovate una foto che vi piace e cercate di capire il perché vi piace e come è stata eseguita e composta.
Prima di imparare a scrivere (con la luce) dovete imparare a leggere.
Nella fotografia esistono, come in tutte le cose,
delle persone che sanno vedere
e altre che non sanno nemmeno guardare.
Nadar ~ Gaspard-Félix Tournachon (1820 ““ 1910)
- L’entusiasta incompreso – creare qualcosa è sempre un’esperienza unica (lo sanno le donne da migliaia di anni, forza creatrice e genitrice dell’intera umanità ). Creare una foto è un po’ come partorire un figlio: bello, completo, specchio delle nostre passioni, della nostra natura, ma animato di vita propria.
Ecco, siamo onesti: a parte che “ogni scarrafone è bello a mamma sua”, non tutti i figli ci vengono come vorremmo. O per trovare una metafora comprensibile ai più: “non tutte le ciambelle riescono con il buco”.
Non ingolfate la visuale dei vostri amici con quintali di ciambelle: preparate un vassoio solo con le ciambelle migliori, imparate a scartare quelle riuscite male, e se i vostri commensali non gradiscono la vostra opera, forse non è colpa della loro insensibilità … ma di una ciambella veramente impresentabile e immangiabile. - L’Italiano – cosa centra una connotazione geografica con la fotografia? Semplice, qui si parla di indole: l’Italiano medio è poco sportivo, non è meritocratico, è invidioso e deve sempre fare il “furbetto”.
Se un fotografo è convinto del valore della sua foto, magari candidata al World Press Photo, perché non riesce accettare che ci siano foto altrui migliori (e magari prenderlo come stimolo per migliorare), e pensa solo a criticare, infamare ed erigersi a vittima sacrificale di un sistema che non lo comprende?
Sono sincera, non lo so se in altri paesi l’indole è uguale, ma la poca sportività , il non riconoscere i propri limiti e il tentare tutte le strade pur di avere un minimo riconoscimento è una prassi che in questi ultimi mesi ho visto ripetersi costantemente in vari ambiti (fotografici e non).
Cosa ho imparato da tutto questo?
- che l’innovazione tecnologica non va di pari passo con l’aumento della sensibilità e del senso critico;
- spesso la democrazia, o nello specifico il giudizio del pubblico, è quanto di più deleterio ci possa essere se si vuole puntare sulla qualità : “siamo troooppo italiani” (cit.);
- che probabilmente ho bisogno di prendere le distanze da tutto ciò ancora per qualche tempo.
Ho visto cose che voi umani non potete neanche fotografare…
Filtri di Photoshop in fiamme al largo dei livelli di regolazione.
E ho visto orizzonti inclinati e bimbominkia fotografarsi nel buio vicino alle porte del bagno.
E tutti quei momenti verranno pubblicati in rete, lasciandoci come lacrime nella pioggia. àˆ tempo di scattare.Valentina Cinelli – monologo, 15 novembre 2011
Marco
31.12.2011 at 14:49Bell’articolo. Lo metterò tra i preferiti; visto che sono un’aspirante e neofita mini fotografo, servirà a commettere pochi erori … Nn capisco però, perchè ti sei voluta rovinare con la solita estenuante stupida citazione ad hoc di blade runner.
Valentina
31.12.2011 at 15:22grazie marco, felice che tu abbia apprezzato.
anche io spero vivamente che ti aiuti a commettere meno “erori” :)
Ale Di Gangi
02.01.2012 at 11:03Come potrei non sottoscrivere, in toto… Ho ansiosamente cercato la tipologia a cui appartengo, e mi ci sono anche trovato; forse è per questo che continuo a scattare qui e là : per uscirne. :*
mauro
02.01.2012 at 14:48io ormai non so più a quale categoria appartengo, ma bene o male, me le son fatte tutte ai bei tempi, forse mi manca l’arroganza del professionista, e l’hdr ?
per fortuna il non avere più partita iva, e la voglia di fotografare pari a zero mi salveranno dal fare l’en plein! :)
comunque , possiamo fare una petizione per ritirare dai vari app market store ADOBE PHOTOSHOP MOBILE ???
:)
Valentina
03.01.2012 at 11:29secondo me il problema non è limitare l’uso della tecnologia.
ma educare a un uso “consapevole”… e magari anche a un uso meno “arrogante” di quest’arte :)