Generazione 40

Noi siamo la generazione nata negli anni 70, quando tutti i sogni erano già  stati presi e privati di romanticismo, a partire dal 1969 con la coinquista della luna*; dove gli occhi erano puntanti sulla generazione precedente, attiva, creativa e ribelle; dove eravamo troppo piccoli per capire e apprezzare il fermento creativo di quegli anni.

Una generazione che neanche da giovani, nei fatidici anni 80, è mai stata presa in considerazione: bombardati dalla prima tv commerciale (da cui abbiamo saggiamente preso le distanze), e neanche considerati un target interessante per il marketing (all’epoca eravamo solo “figli” e non “consumer“, mentre ora adolescenti e pre-adolescenti influenzano le decisioni d’acquisto della famiglia).

La prima generazione a subire il precariato negli anni 90, accolto da tutti come evoluzione del mondo del lavoro, con l’apertura (spesso imposta) della partita IVA, con spirito imprenditoriale, con quelle magiche paroline come “flessibilità “, “mobilità “, che evocavano scenari stimolanti e costruttivi.
E mentre noi evolvevamo, la società  rimaneva uguale, ancorata ai privilegi del posto fisso, privilegi che hanno minato famiglie e certezze (tipo il privilegio di avere un mutuo o un finanziamento solo dietro presentazione di busta paga).

Generazione che nel 2000 ha visto riconoscere tutele, interesse e apprensione per la generazione subito successiva.
“Poveri precari, aiutiamoli. Poveri piccoli imprenditori, apriamo un bando per loro.”… diventando improvvisamente invisibili. Troppo vecchi. Falliti.

Generazione che non vedrà  mai la pensione, troppo vecchi per accedere a bandi e concorsi per l’imprenditoria giovanile;  troppo giovani per accedere a posti di prestigio e potere, dove le poltrone sono saldamente ancorate agli over 60.
Troppa poca esperienza lavorativa per chi si è laureato tardi; troppo qualificati per chi ha iniziato ad affrontare il mondo del lavoro a 19.

40enni con famiglia e figli piccoli, spesso considerati “per i più ambiziosi” più una palla al piede per la crescita professionale che motivo di gioia.
40enni single e senza figli, guardati con sospetto, come se fossero eterni Peter Pan; oppure donne a cui viene cucito addosso il ruolo di fallite e isteriche per non aver adempiuto all’innato desiderio di maternità, per non aver aderito allo stereotipo.

Generazione che vaga in un limbo, lasciata sola, spaesata.
Mente, forza motrice, cuore e anima di questo Paese, ma irrevocabilmente invisibile.

 

 

  • * C’era un articolo bellissimo sull’influenza che aveva avuto la conquista della luna sulla nostra generazione, ma la rete non è stata gentile nel farmelo ritrovare.
  • Post scritto di getto dopo aver consultato bandi max 35 / under 40 e offerte di lavoro Seniority: 4 anni / età  max 30 anni.
  • Foto originale: Luna vista dall’Apollo 12 – NASA

 

2 Comments
  • kOoLiNuS

    10.02.2012 at 16:53 Rispondi

    “¦ in ritardo sulle letture come sempre ti ringrazio per aver dato voce ad un pensiero, una riflessione, un’amara constatazione che con tre anni in meno di quelli citati nel titolo di questo tuo post mi ritrovo sempre più spesso a fare.

    E l’amarezza aumenta ogni qual volta, guardando una serie tv americana, ti rendi conto che tra i 30 ed i 40 negli USA sei “una bestia” sul posto di lavoro, dove hai dato o stai dando il tuo massimo, riesci – se sei bravo – ad esprimere pienamente il tuo potenziale, capitalizzando per il tuo futuro.

    Futuro che oggi, con realismo, possiamo solo dipingere a fosche tinte, o no ?

  • Vincenzo

    10.02.2012 at 23:12 Rispondi

    Calza anche per quelli della classe ’66 che si avvicinano pericolosamente ai ’50

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