Elogio del Clown
I Clown sono le persone più tristi del mondo.
Questa frase mi fu detta in uno dei miei rari (e disastrosi) approcci con la recitazione.
Ovviamente all’epoca si pretendeva da me un ruolo comico, e fui scelta – forse – per la mia malinconia cronica.
A distanza di moltissimi anni ho compreso appieno il senso di quella frase.
Non è vero che i clown sono le persone più tristi del mondo: sono persone che riescono a cogliere lati della vita inusuali, ironici, invisibili a tanti altri. Degli artisti con una sensibilità diversa dalla massa, più acuta, più sviluppata, a volte più fragile.
Magari sono persone che hanno realmente sofferto, e che invece di cedere al cinismo si buttano sull’ironia. Un’arma spesso usata per sopravvivere al dolore, una scelta che rivela profondità e una grande forza (almeno secondo me).
Ecco, i clown non sono persone banali, non sono di quelle che attraversano la vita in maniera anonima e indifferente.
E ci vuole una gran forza per fare questo: ci vuole forza per mantenere questo equilibrio fra il dolore che si riceve quotidianamente sotto forma di stimoli laceranti, e la continua analisi pungente e sagace della realtà, da regalare come un prezioso dono al prossimo sotto forma di battuta.
Perche ogni sorriso è un dono.
Ed è quando uno di questi clown non ce la fa, penso sempre che una grande anima non sia riuscita a sopportare questo carico.
E il mondo si fa più triste, e piccolo, e arido.
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