Un’estate vuota
Un’estate vuota, iniziata troppo tardi e già che volge al termine.
Un’estate dichiarata come della resa dei conti, ma dove non c’è nulla da rendicontare.
Un’estate dove tutti i demoni sono già stati sconfitti, domati: dove non c’è più nulla da combattere né da conquistare.
Dove l’eco delle battaglie lontane, e di tutte le ferire e le umiliazioni subite un anno fa, sembrano appartenere a un’altra epoca, a un’altra vita, non a me.
Tutto lontano, soffuso, attutito dal tempo, o semplicemente sconfitto e archiviato.
Un’estate passata a guardare le foto di chi è in viaggio, la prepotente cronaca di un’estate qualsiasi, di mare, sorrisi, profumi e colori saturi, e di come tutti debbano imporre la visione instagrammata della propria villeggiatura.
E pensare che è l’ora di rinnovare il passaporto, scaduto da anni e chiuso in qualche cassetto. Che ormai sono pronta a partire, e quando lo farò, probabilmente non lo dirò a nessuno.
Un’estate di noia, vuota, con nulla da fare, neanche un demone piccolo piccolo da combattere.
Un’estate dove tutto è già stato fatto, vissuto, fotografato, visitato, ascoltato… (ecco, no: almeno la musica riesce a regalarmi stimoli sempre nuovi, in questa calda staticità).
Un’estate di piena libertà, con il cuore leggero, senza legami o legacci, senza fissazioni o illusioni.
Un’estate in cui non sono innamorata.
Un’estate in cui mi basto.
E tutta questa libertà che crea vertigine. Una libertà nitida, di cui vedo chiaramente i contorni, i dettagli e la posizione esatta.
Si, so esattamente dove sono, chi sono e cosa ho intorno.
Tutto fin troppo chiaro. Fin troppo evidente. E scontato.
Ora mi serve solo una mappa per capire che direzione prendere, dove andare.
Con un passaporto reale o metaforico.
Ci penserò a settembre.
Per ora nuoto. Nel vuoto. E ci prendo gusto.
[ photo © Valentina Cinelli – tramonti romani 12.06.2014 ]
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