commedia

Ieri sera mi sono “incantata” ad ascoltare Benigni che recitava Dante su Rai Uno. Apprendo solo ora che ci sono polemiche per il cachet dato al comico toscano, e su altre non ben identificate situazioni in Rai (penso di essere la persona è meno informata in Italia, sui gossip e le polemiche del mondo televisivo).

Quello che mi fa ridere (escludendo l’approfondimento delle chiacchiere di cui sopra) è il ricordo che ho dello studio della Divina Commedia alle superiori.
Per risparmiare, spesso usavo i libri scolastici di mio fratello, di qualche edizione più vecchi: ero solita prendere molti appunti sui bordi del libro, e per farmi spazio cancellavo quelli scritti a matita del proprietario precedente.

Mi ricordo in particolar modo il testo scolastico di Dante, appunto. C’erano le note critiche dell’autore del libro (asciutte, sintetiche, traduzioni quasi letterarie del testo senza pretesa di ulteriore spiegazione); c’erano gli appunti dettati dal professore di mio fratello, un prete* che gli rese la vita impossibile per 5 anni (pomposi, ricchi di dettagli, quasi imperiosi); c’erano i miei appunti, presi con una professoressa/suora* (farneticanti, completamente incoerenti con il testo, con una visione terroristica del viaggio dantesco).
La discrepanza di queste tre interpretazioni dell’Opera dantesca mi faceva molto ridere ma anche preoccupare: la libera interpretazione di un testo letterario portava a tante versioni e alla pretesa di trarre da essi insegnamenti diversi, che ogni Professore cavalcava e manovrava a suo piacimento (andando al liceo dalle suore, c’era una politica abbastanza vittoriana e repressiva per tutto ciò che era vivo ed adatto alla nostra età ).

Ieri sera, ascoltando Beningi, mi si è aperto il cuore.
Una quarta interpretazione della Divina Commedia che parla di amore, di bellezza, di accettazione e perdono. Come per lo spettacolo precedente (L ’ultimo del Paradiso del 23 dicembre 2002) sono rimasta a bocca aperta, quasi commossa da quelle parole e da come il comico riusciva a recitare a memoria e con un’intensa interpretazione quei canti.

Sarà  stato un eccesso di buonismo, sicuramente tanti avranno da ridire, ma per me è stata una boccata d’aria fresca in mezzo a tanta immondizia in giro per l’etere.

E finalmente ho trovato un motivo valido e piacevole per rimanere davanti alla televisione per un paio d’ore.

* Preti e suore, i nostri genitori hanno avuto un gran senso dell’umorismo quando hanno scelto in quale scuola mandarci.

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