Copper statue of the cat goddess Bastet. Eighth to fourth centuries B.C. PHOTOGRAPH BY MARY EVANS/SCALA, FLORENCE

Questo sito è un laboratorio creativo, blog, diario visivo, ecc. a cura di Valentina Cinelli.

Per maggiori informazioni, curriculum e veste professionale visita il sito ufficiale valentinacinelli.it

 

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Beata Solitudo, targa sull'Appia Antica © Valentina Cinelli

Appia Analogica

Appia Analogica
Progetto fotografico a cura di Valentina Cinelli

Fotografare la strada è forse una delle prime esigenze che ogni fotografo sviluppa: uscire di casa e immergersi in un luogo non-luogo, dove si fondono stasi e movimento, presente e passato/futuro, dove coesistono il momento e la direzionalità.
Dalla strada nascono storie, si svelano vite, scorre il nostro quotidiano e accade lo straordinario.

La Regina Viarum non ha bisogno di presentazioni: la strada che da Roma portava a Brindisi, la porta d’Oriente, il modello costruttivo di eccellenza per tutte le consolari, a un passo dall’essere proclamata patrimonio UNESCO.
Una strada da percorrere a piedi, in silenzio, nei tratti in cui è possibile, con lentezza, con uno sguardo sempre rivolto alla sua storia, alla sua forma, ai suoi colori che mutano con le latitudini e le stagioni.

L’invito a raccontare visivamente la via Appia, in un nuovo progetto fotografico collettivo, è rivolto a fotografi che usano attrezzatura analogica. La pellicola, con la sua storia, la sua chimica, le sue imperfezioni e la lentezza del processo, si sposa alla perfezione con il desiderio di Valentina Cinelli, curatrice del progetto, di vivere la strada con la stessa lentezza, con le sue imperfezioni dovute all’età, con uno sguardo – anzi, molteplici sguardi – che variano con il variare della luce, dell’emulsione e della sensibilità individuale.

Una serie di appuntamenti a cadenza mensile, a cura dell’Associazione Culturale Reating, permetteranno di precorrere il primo tratto urbano ed extra urbano della via Appia Antica, da Porta San Sebastiano fino a via di Fioranello.
I fotografi si incontreranno e percorreranno la strada, ciascuno con la propria attrezzatura fotografica analogica (pellicola o emulsione), e ognuno sarà libero di raccontare la “propria” Appia, in sintonia con lo spirito dello slow tourism.

Al termine del progetto verrà allestita una mostra, composta da una selezione di 3-5 foto per ogni partecipante, accompagnata dal racconto della propria esperienza e della propria visione della strada.

Appia Analogica
Progetto fotografico a cura di Valentina Cinelli
Maggio 2024

Maggiori informazioni (mail)

Workshop monotematico sulla Holga | Officine Fotografiche con Valentina Cinelli

Workshop sulla Holga a Officine Fotografiche

Il Workshop monotematico sulla Holga sbarca a Officine Fotografiche.

La Holga è una delle più amate e diffuse “toy-camera”. È una macchina fotografica giocattolo perfetta per sperimentare, ricercata non solo per la sua economicità, ma soprattutto per la sua versatilità e le sue foto dallo stile “lo-fi”.

Una chiacchierata sulla sua storia, il suo utilizzo, approfondendo le tecniche creative da sperimentare in presenza durante una passeggiata fotografica (o ritratto in interni in caso di meteo avverso).

Incluso noleggio e personalizzazione toy-camera con pellicole Kentmere 400 120/135.

Maggiori informazioni qui.
Prenotazioni sul sito di roma.officinefotografiche.org.

 

Da Libreria a Biblioteca

L’incontro di ieri al Caffè delle Esposizioni mi ha fatto riflettere su uno dei miei tanti sogni: il progetto di aprire una libreria fotografica.

Premesso che è opinione comune che le librerie sono un “buco nero” a livello economico. Sia da Marco Delogu con il bookshop interno al Palazzo delle Esposizioni, fino a Emilio D’Itri con la sua esperienza dentro Officine Fotografiche.

Sempre da Emilio sono venuta a conoscenza che, grazie a una donazione di 800 volumi, da Officine c’è anche una biblioteca fotografica fruibile gratuitamente.

A questo punto mi si è accesa l’ennesima lampadina.
Ma se trasformassi la mia biblioteca privata in una biblioteca fruibile?

Ora scatta l’acquisto di libri, anche di seconda mano, sulla fotografia.
E soprattutto lo studio per un nuovo spazio per esporli.

La parete in diagonale del mio salotto sarebbe perfetta. Al posto delle mensole per esporre i quadri, posso metterci due BESTÅ marrone-nero, 120x40x38 cm, oppure un modulo da 3 e uno più alto singolo, con le zampe per rialzarli da terra, e questa nuova struttura mi farebbe sia libreria, da poggia quadri, da seduta e anche da ripiano dove esporre libri su un leggio.

Tocca riandare all’Ikea :)

 

 

Nell’attesa di acquistare i mobili BESTA, mi sono messa a svuotare e riorganizzare due ripiani della libreria che ho all’ingresso, spostando quasi tutti i miei libri su Roma e sui sampietrini in un unico posto.
Spostando alcuni vecchi libri del Touring Club Italiano appartenuti a mio padre, ho scoperto di averne uno su Venezia di Toni Nicolini, fotografo che non conoscevo ma molto interessante e che sto iniziando ad approfondire.

Dovrei iniziare ad andare in giro per bancarelle di libri usati per arricchire di più la futura biblioteca, certo è difficile essere così fortunata da trovare la combo libro bello – economico – in topic con il progetto che ho in mente (nome in codice Meduse).

Nel frattempo scaricato un foglio excel per la gestione di una biblioteca. Vediamo se riesco ad adattarlo alle mie esigenze. E ho trovato una parte dello statuto di un’associazione che definisce le regole della biblioteca interna.

In ultimo ho aperto un account su una piattaforma online, per rendere pubblica la raccolta li libri. Meglio il compianto Anobii o Goodreads che non mi ha mai convinta? Purtroppo sono andata su quest’ultimo.

Continuo a studiare…

 

Foto di Celine Ylmz su Unsplash e Maia Habegger su Unsplash

 

Nascita di un’idea

Sto avviando un progetto, forse un po’ azzardata, ma nel quale credo molto.

Sono alla perenne ricerca di uno sguardo femminile all’arte, soprattutto nella fotografia, uno sguardo nuovo, libero da influenze patriarcali, fluido, inclusivo e generoso.
Nel mio continuo vagabondare fra arti e persone, sto trovando questo sguardo nelle nuove generazioni di artist*, così libere da stereotipi e alla ricerca di una nuova definizione, ma anche nelle mie coetanee più “evolute”, quelle che hanno combattuto e superato tutti i condizionamenti culturali di genere del secolo scorso.

Voglio provare a diventare un centro che aggrega questi sguardi: egoisticamente lo faccio per me, perché amo questa evoluzione espressiva, ma anche perché mi rendo conto che spesso sono considerata “la Zia” che accoglie e consiglia.

Per questo sto trasformando la mia casa (il posto dove amo accogliere di più) in uno spazio espositivo, di incontro e discussione, mettendo insieme tutti gli strumenti di curatela e di comunicazione di cui dispongo.

Voglio proporre incontri, laboratori, dibattiti, un posto dove studiare, incontrarsi, riconoscersi. Voglio esporre, condividere una biblioteca, progetti e magari i futuro riuscire a trovare i fondi per produrre progetti.

In tutto questo sono alla ricerca di artist* e progetti.

 

Foto di Ganapathy Kumar su Unsplash
Image by PublicDomainPictures from Pixabay

Da dove provengo, dove vado (deep blue sea)

Provengo da una scatola chiusa in fondo al mare. Piccola, di legno.
Nella scatola mi ci sono chiusa da sola, e l’ho calata io stessa negli abissi: l’acqua è il mio elemento e pensavo che il blu, il buio e il silenzio mi avrebbero protetta e accudita.
Sono 10 anni che vivo rinchiusa qui, ormai annichilita. Ho freddo.

Vado verso la superficie. Rompo le pareti della scatola dove, nel corso degli anni ho incollato foto, poesie, ricordi, tutto frutto della mia mente, tutte illusioni.
Nuovo lentamente verso la luce, liberandomi di bracciali che stringono come manette, di oggetti, vestiti, di un’immagine di me che ora si rivela per quella che è: inutile zavorra.
Il blu diventa più chiaro, il silenzio lascia il posto al suono del battito del mio cuore, il mio corpo esce dal torpore, e nuoto.

 

 

Image by PublicDomainPictures from Pixabay

 

 

Valentina Cinelli e Damiana Leoni

Curatore Museale e di Eventi | IED Roma

Il 1° dicembre 2023 ho concluso il corso di Curatore Museale e di Eventi presso lo IED – Istituto Europeo di Design di Roma.

Un grazie a tutti i docenti e ai compagni di corso con cui ho condiviso questa avventura.
Ora un po’ di meritato riposo, e a gennaio si riparte.

L’apprendimento è un tesoro che seguirà il suo proprietario ovunque.
– Proverbio cinese

Impara l’art e mettila da part.
– Valentina

In foto Valentina Cinelli e Damiana Leoni, coordinatrice del corso 2023, durante la consegna degli attestati.
Les pavés des rues de Rome, incarnations de la Ville éternelle, Le Monde 30 ottobre 2023

Le Monde / Sampietrino

Il 30 ottobre 2023, in veste di Presidente dell’Associazione Culturale Sampietrino, sono stata intervistata da su Le Monde in merito ai sampietrini e ai lavori di risistemazione del selciato in vista del Giubileo del 2025.

 

 

Les pavés des rues de Rome, incarnations de la Ville éternelle
Avec les travaux de voirie entrepris dans la capitale italienne en vue du Jubilé 2025, la question de la conservation des « sampietrini » refait surface. Marqueurs de l’identité de la ville, ils sont aussi décriés pour leur dangerosité et le bruit qu’ils occasionnent.

Par  (Rome, correspondance)

Le Monde, 30 ottobre 2023

I ciottoli delle strade di Roma, incarnazioni della Città Eterna
Con i lavori stradali intrapresi nella capitale italiana in preparazione al Giubileo del 2025, riemerge la questione della conservazione dei “sampietrini”. Segnali dell’identità della città, sono criticati anche per la loro pericolosità e il rumore che provocano.

Nelle ultime settimane Roma si è trasformata ancora una volta in un grande cantiere a cielo aperto. In diversi quartieri della capitale, cumuli di ciottoli, rimossi per ricostruire la strada, giacciono sulla sabbia. La Città Eterna si prepara ad accogliere il Giubileo 2025. Inaugurata da Papa Bonifacio VIII nel 1300, questa tradizione, che si ripete ogni quarto di secolo, porta milioni di pellegrini nella capitale del cattolicesimo. Per il Vaticano e il Comune di Roma, che lavorano fianco a fianco nella sua organizzazione, i 30 milioni di visitatori attesi rappresentano una manna, sia economicamente che per la salvezza delle anime.

Turisti e pellegrini potranno calcare i sampietrini, i famosi sanpietrini romani che costeggiano le strade del centro storico. Vero e proprio segno dell’identità cittadina, il sampietrino prende il nome da Piazza San Pietro. Fu infatti Papa Sisto V che, alla fine del XVI secolo, decise di utilizzarlo per pavimentare i dintorni del Vaticano.

Le pietre del selciato rimosse torneranno nella loro posizione originale? La domanda non è solo retorica, poiché il sampietrino romano suscita passioni. C’è chi protesta contro la pericolosità di questi selciati, che con la pioggia diventano scivolosi e il cui manto si deforma velocemente a causa della mancata manutenzione delle strade, ci sono anche gli apostoli dell’asfalto, che ne chiedono la rimozione per snellire il traffico in modo capitale troppo spesso congestionato.

Ma per la maggioranza dei romani il tema del sampietrino non si tocca. «Spesso ci è stato chiesto come possiamo difendere il marciapiede», sottolinea Valentina Cinelli, presidente dell’associazione culturale Sampietrino, nata nel 2005 per tutelare la memoria e la storia del marciapiede della capitale. «Del resto il marciapiede rappresenta solo il 2% delle strade romane, le polemiche sono inutili. »

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Holga is a state of mind © Valentina Cinelli

Holga is a state of mind

Adoro le festività intime e minimal: infatti la mia Pasqua è già finita.

14 anni fa, dopo un Natale altrettanto minimal, mi venne in mente di fare un workshop sull’uso delle toy-camera.

Forse, dopo tutto questo tempo, ci sono riuscita.

Ho appena finito le slide per il workshop di fotografia sulla Holga, attività che si somma alle altre sulla fotografia organizzate con l’Associazione Culturale Reating, e sono tornata indietro nel tempo di quasi 15 anni, ai tempi in cui si sperimentava, fra pellicole scadute e toy-camera dai nomi esotici.

Se qualcuno è interessato a partecipare, mi trova qui.

Torre rossa

Voglia di estate. Guardo il paesaggio e riconosco il colore dei campi dopo la mietitura di fine giugno. Sento la quiete, i muscoli rilassati dal calore del sole. Trovo rifugio nell’ombra e osservo in silenzio il paesaggio. Ho sete. 

La borraccia verde accanto a me stride con il suo colore acido, rispetto ai colori morbidi del quadro, mentre il contenuto mi rincuora: ho sete e a breve berrò un altro sorso.

Quella torre ricorda i mausolei romani, dalla tipica forma cilindrica, sparsi per la città: Cecilia Metella, Castel Sant’Angelo, il Pantheon, ma la merlatura e l’assenza di rivestimento in marmo o travertino mi regala una visione un po’ più rustica, medievale.

Il travertino, c’è solo a Roma. Pietra calcarea, bianca, simile al marmo ma come se fosse il fratello povero (un’idea mia), bianca come il piedistallo di quella statua che sputa da destra: privo di fregi o decorazioni me lo immagino proprio rivestito di questa pietra.

Calcare, di nuovo, come l’acqua di Roma, una delle più calcaree d’Italia. E ho di nuovo sete.

I miei sintomi si manifestano con un’attrazione verso tutto ciò che è rotto, imperfetto, difettoso, screpolato. Mi interessano le forme imprecise, gli sbagli nei lavori creativi, i vicoli ciechi. Ciò che avrebbe dovuto svilupparsi ma per qualche motivo è rimasto incompiuto, oppure al contrario si è sviluppato troppo. Tutto quello che è fuori regola, troppo piccolo o troppo grande, sovradimensionato o incompleto, mostruoso e ripugnante […] Non mi interessavano gli avvenimenti ripetitivi sui quali si concentra la statistica, quelli che tutti celebrano con un sorriso complice di soddisfazione stampato sul viso. La mia sensibilità è teratologica, filomostruosa. Ho l’incessante e faticosa convinzione che proprio qui la vera esistenza si rompa in superficie e riveli la propria natura.

Standard

Da sempre mi sento un pesce fuor d’acqua, fin dall’infanzia e superata la soglia dei 50.
Sempre stata quella strana, quella diversa, quella che non riusciva a stare dietro agli altri, che ascoltava musica discutibile, faceva foto “pazze”, che non leggeva gli stessi libri e, oggi, non segue le stesse serie tv mainstream.

In questo periodo di stravolgimenti e rimessa in discussione di un bel po’ di cose, ci sono stati alcuni eventi e letture che mi hanno (nuovamente) aperto gli occhi.
Ho ritrovato l’origine di alcune delle mie molte sfaccettature: da uno dei motivi del mio drastico cambio del 1990 fino alla discussione generata dall’utilizzo di LinkedIn.

È sempre difficile confrontarsi e farsi comprendere in un mondo di storyteller, di esperti in relazioni pubbliche, di account. Un mondo di narrazioni e narratori, dove sono veramente pochi quelli che ascoltano.

Inutile dire che manca l’empatia, la creatività, il riuscire a vedere la realtà sotto molteplici punti di vista, manca la comprensione dell’unicità delle persone e il loro essere sfaccettate.
Tutto si riduce a un fastidioso rumore di fondo, banalità e stereotipi.

E l’errore più grande è sempre stato quello di adeguarsi, di cercare di comunicare utilizzando quello stesso rumore per farsi capire e accettare.

Alla fine, non sono io a essere sbagliata.
È che non aderisco ai vostri standard.
E preferisco così.

 

 

(questo post è un memo per me, che per voi)

Content: RomaCaputDisco, Mad Men, LinkedIn, Volontariato)

I simboli della Discordia, dialogo con Antonia Colasante e Valentina Cinelli

Nel decimo anno di vita del blog I simboli della Discordia di Gabriele Maestri, è tempo di parlare di Votantonia: una candidatura così verosimile da sembrare vera, nata “ioci causa” (per gioco, per scherzo, per narrare e castigare col sorriso) nel 2016 e pronta a rispuntare a ogni voto buono.

Dialogo con Antonia Colasante e Valentina Cinelli, artefici della campagna Votantonia per le elezioni comunali di Roma del 2016 e curatrici del volume (in arrivo) “Votantonia. The Book”.
Conversazione sulla narrazione politica e dintorni.

 

I simboli della Discordia

L’Alieno di Natale

Una delle tradizioni di famiglia sotto le feste è quella dell’”Alieno di Natale”.

Ogni anno la Gentil Genitrice allestisce un presepe minimal, dove la presenza costante – oltre la Sacra Famiglia – è quella di un angioletto realizzato da me nel periodo delle elementari.

Fatto in creta e cotto al forno, l’angioletto ha sancito la fine prematura della mia carriera da scultrice e l’inizio della mia avversione alle decorazioni natalizie.

Brutto, ma così brutto che con gli anni lo storytelling intorno alla sua presenza lo ha trasformato nell’Alieno venuto a rendere omaggio a Gesù Bambino.

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