Copper statue of the cat goddess Bastet. Eighth to fourth centuries B.C. PHOTOGRAPH BY MARY EVANS/SCALA, FLORENCE

Questo sito è un laboratorio creativo, blog, diario visivo, ecc. a cura di Valentina Cinelli.

Per maggiori informazioni, curriculum e veste professionale visita il sito ufficiale valentinacinelli.it

 

Title Image

Weblog

Copper statue of the cat goddess Bastet. Eighth to fourth centuries B.C. PHOTOGRAPH BY MARY EVANS/SCALA, FLORENCE

20 anni di “bastet”

Oggi sono esattamente 20 anni che ho acquistato il dominio bastet.it.
Era il 1° dicembre del 1999 ed erano appena due anni che imparavo a navigare e a comprendere quell’embrione di rete.

Il nome fu scelto da un soprannome che, un amico appassionato dell’enrico Egitto mi diede, per la mia nota passione per il mondo felino.

E così sono 20 anni che ufficialmente sono Bastet.

Venitemi ancora a implorare il mio nick su Instagram, squinziette.

#bitchplease #bastet #therealbastet #theolderbastet

 

Pietra, tra paesaggio, arte e tradizione – DivinArte, Nepi (VT)

Nell’ambito di Divinarte, l’evento che si svolge alla Rocca dei Borgia di Nepi (VT) dal 28 al 29 settembre 2019, l’Associazione N.A.C. Nepi Ambiente Cultura e l’Associazione Culturale Sampietrino presentano “Pietra, tra paesaggio, arte e tradizione”, un’installazione per presentare le attività e sensibilizzare sui temi ambientali e culturali legati alle pavimentazioni storiche. 

Protagonista dell’installazione è la pietra, elemento primordiale, con cui l’uomo si è sempre confrontato nel corso della sua storia.

Da paesaggio naturale a quello rurale, utilizzata per la costruzione di strade e di centri urbani, la pietra ha accompagnato il cammino culturale, spirituale e artistico di ogni popolazione fino ai giorni d’oggi.

Le strade in pietra sono l’elemento paesaggistico che delimita e segnala percorsi e geografie al viaggiatore, che collega culture e commercio, unendo e favorendo contatti e collaborazioni.

La tradizione artigiana della costruzione delle strade è radicata nella nostra storia. Roma ha insegnato al mondo le tecniche che permettono ad antiche strade di sopravvivere al tempo e all’usura. Tecniche sopravvissute fino a oggi, dove le pietre locali, trasformate da basoli in più moderni sanpietrini regalano texture suggestive alle nostre città.

La pietra diventa viva ed evolve sotto sapienti mani artigiane: mani che modellano, strutturano e trasformano in opera d’arte, creando una nuova sinergia fra uomo e materia. Ed è qui che paesaggio, arte e tradizione si ricongiungono in un percorso virtuoso, rappresentato dall’installazione, che richiama e richiede cura e rispetto.

 

Pietra, tra paesaggio, arte e tradizione
installazione

Divinarte
28 e 29 settembre 2019
Rocca dei Borgia di Nepi (VT)

 

 

L’Associazione N.A.C. Nepi Ambiente Cultura nasce per volontà di un gruppo di cittadini residenti a Nepi, informati ed educati alla cultura ambientale. Fra le attività svolte dall’associazione: la bonifica di siti deturpati da inciviltà e mala educazione, progetti di valorizzazione, divulgazione e l’informazione su temi ambientali ed ecologici, promozione di progetti culturali, dalla tutela e valorizzazione del territorio, all’allestimento di mostre di arte contemporanea, alla presentazione di libri.

facebook.com/nepiambientecultura – nepiambientecultura@gmail.com
coord. Elisabetta Palmioli

L’Associazione Culturale Sampietrino nasce nel gennaio 2013 con lo scopo di tutelare, promuovere e diffondere la conoscenza della storia del sampietrino romano, con iniziative di valorizzazione, tutela e promozione del suo patrimonio storico, archeologico, artistico e culturale.

www.sampietrino.it – info@sampietrino.it
coord. Valentina Cinelli 

 

Cosa hai fatto questa estate (ed. 2019)

Ennesima estate in città. Trascorsa fra il silenzio di una Roma priva di traffico, il caldo e tanto tempo libero.

Quest’anno mi sono dedicata al personal branding – il mio e quello di amici e collaboratori più cari – sul web. Perché se ho intenzione di rilassarmi, invece di poltrire mi metto a fare restyling di siti (e dal lavoro non stacco mai).

 

 

Progetti

Glypho Magazine – glypho.it
Il primo e più importante (e imponente) restyling è stato quello di Tiragraffi. Dopo 10 anni, il magazine graffiante ha deciso di riposizionarsi. Sia a livello di contenuti, di mood e soprattutto di impegno.
Un ringraziamento particolare ad Andrea Beggi che mi supporta sempre (con pazienza e passione) per la parte tecnica.

Votantonia – votantonia.it
Il secondo restyling mi ha permesso di dare più struttura e organicità al progetto di comunicazione politica goliardica che va sotto il nome di Votantonia. Per chi non lo conoscesse ancora, merita uno sguardo.

Cafexperiment – cafexperiment.com
Anche la mia adorata pausa caffè si è meritata uno restyling (anche se ancora in progress). Nuovo tema, nuove pagine con eventi e rassegna stampa, e il solito invito a partecipare alla collezione più caffeinica di sempre!

 

Personal Branding

Valentina Cinelli – bastet.it
Ovviamente il mio sito è stato il primo a subire un restyling sostanzioso. Stessi contenuti con l’aggiunta della sezione Testimonial (Why). Anzi, se qualcuno volesse regalarmi un endorsement…

Antonia Colasante – antoniacolasante.com
Al mio partner in crime – nonché il sindaco che avrei sempre voluto – ho regalato la nuova veste grafica del suo sito personale. L’organizzazione dei contenuti è stata, ovviamente, curata da lei.

Daniela Liucci – virginiaavenuehardware.com
Nuovo sito personale per un’amica e collega, e un nuovo esperimento interessante per organizzazione di contenuti e metafore. Ancora in progress ma, a mio parere, promette bene.

Giulia Rossanigo – giuliarossanigo.com
Il restyling di un blog personale. Qui la sfida è stata rendere freschi e stilosi contenuti già esistenti.
In progress.

 

Partner

Agenfap – agenfap.com
Veloce restyling anche per la cooperativa della quale sono socia. Un sito one page, dove le persone sono la vera ricchezza della struttura. Qui trovate me e Antonia.

 

Se vi è piaciuto il mio lavoro, potete contattarmi qui.

 

P.S. Dimenticavo. Questa estate ho avviato un nuovo progetto: una mini-newsletter semi-periodica su cose inutili.
Se vi piace l’idea, siete curiosi o solamente mi volete bene, iscrivetevi e fate iscrivere qui.

 

Image by Kevin Phillips from Pixabay

 

 

Nasce Glypho Magazine

Tiragraffi cambia pelle.
E nome.

Se in origine era graffio, segno ancestrale, primo tentativo di comunicare e di lasciare appunto una traccia, oggi si fa glifo (dal greco ????? (glýph?), “incidere”) un simbolo, una traccia, fra scrittura e disegno, un significante, la forma che rinvia a un contenuto.

Ed è così che Tiragraffi evolve, mantenendo al contempo la sua traccia iniziale. Non più palestra per affilare gli artigli, ma contenitore di best practice, di forma e di bello.

Dopo quasi 10 anni, nel periodo dove l’hate speech ha raggiunto il suo apice massimo, tirare dentro gli artigli è un atto rivoluzionario.

 


Solo cose belle / Just beautiful things

 

Scopri il nuovo magazine

Attaccheremo all’alba! The Ants Attack

Questa storia devo scriverla a futura memoria.

Un giorno di inizio giugno, mentre sistemavo le piante sul terrazzo, l’attenzione viene catturata da una lunga fila di formiche che dal tetto si dirigevano allegramente verso uno dei miei vasi in cemento.

Anche se abito all’ultimo piano è successo più volte di ritrovarmi formiche in casa, con il formicaio fra le intercapedini del mio appartamento. E già una volta mi ritrovai a svuotare un vaso enorme dove avevano creato il loro formicaio.

Qualche giorno dopo rivedo le formiche affaccendate con il loro via-vai dal vaso, ma con molta più frequenza. A dir la verità sembravano quasi contente, zampettavano veloci, quasi frenetiche, portando con loro dei piccoli sacchetti bianchi.
“Forse hanno trovato qualche nido di insetti e lo stanno depredando” pensai.
Solo nei giorni successivi ho realizzato che quello che portavano allegramente sulle spalle, dal tetto al vaso, non erano altro che le loro pupe. Stavano creando un nuovo formicaio sotto le mie agave.

Memore della fatica fatta in passato per debellarle, vado ad acquistare le trappole/esca per le formiche e ne piazzo due nei punti strategici del loro passaggio, ai lati del vaso, in un punto irraggiungibile ai gatti.
Tutte le mattine le trovavo spostate, in bilico, quasi per cadere giù dal muro del terrazzo.

Inizio a riconoscere le ricognitrici in giro per il terrazzo (10m di distanza dal vaso) e ogni tanto ne schiaccio qualcuna. Poi le vedo vicino alla pappa dei gatti, poi all’ingresso della cucina e per ultimo dentro al davanzale della camera da letto (dormo con la testa sotto la finestra).
Compresa l’inutilità delle trappole, procedo all’acquisto dell’insetticida spray e inizio a spruzzarlo sui vari ingressi del formicaio, ragionando su quale giorno della settimana sarei stata più libera per procedere allo svuotamento drl vaso e all’eliminazione del formicaio.

 

 

La mattina in cui, mentre uscivo in terrazzo con il caffè in mano, ho trovato l’intero pavimento (28mq) ricoperto di formiche, non in fila indiana ma a raggiera (tipo 5 formiche per ogni mattonella 20x20cm), ho capito che era giunto il momento.

Guanti, grosso sacco dell’immondizia, scaletta, Baygon e zappa. In due ore ho svuotato e disinfettato il vaso (che da oggi chiameremo vaso1), riempito un secchio di terra e formiche morte, e messo le piante (piante1) nel sacco, inondandolo di insetticida e chiudendolo ermeticamente. Dopo un paio di giorni di “camera a gas”, avrei provato a riutilizzare le agave superstiti.

Soddisfatta del mio operato, dopo una settimana, rivedo le formiche che dal tetto scendono sul terrazzo, si avvicinano al vaso1, lo evitano e si dividono andando nel vaso2 (più grande) e sul vaso2b (più piccolo e con altre agave dentro). Subito nuova dose di Baygon (da ora Baygon2) e fondi di caffè sui 3 vasi. Nel frattempo le formiche hanno iniziato a entrare e uscire dalla trappola/esca come se niente fosse.

Passano 2 giorni, ricontrollo la situazione formiche e… no, non posso crederci! Ancora spuntano dal tetto e vanno tutte belle pimpanti con le pupe verso il vaso2! È il nuovo segnale: stanno ricreando un nuovo formicaio!
Con Baygon3 mi attivo per svuotare vaso2, togliendo le piante2 e mettendole in un secchio, scavando tutta la terra e irrorandola con l’insetticida! Copro il vaso con una busta di plastica sigillando i bordi, certa della mia vittoria.

Il giorno dopo vado a controllare la situazione e il peggior incubo della mia vita si materializza sotto ai miei occhi, anzi sopra. Un’intera parete ricoperta di formiche! Anzi due pareti, compresa quella con la finestra della mia camera da letto. Lo schifo e l’orrore mi fanno prendere dal panico. Esaurisco Baygon3 e inizio Baygon4 rischiando di intossicare me e i gatti. Seguo l’origine della fila di formiche e inondo di insetticida un piccolo buco nell’intercapedine del tetto.
La notte non dormo e i gatti evitano di stare con me in camera da letto.

 

 

Nuova alba. Nuovo caffè.
Cammino su terrazzo e incontro una ricognitrice. Mi fermo. Si ferma. Ho la certezza che sappia chi sono, che mi abbia riconosciuta.
Sento le balle di fieno rotolare, la colonna sonora di Mezzogiorno di fuoco. Respiro. Respira.
Splat! Schiacciata.

Passano altri due giorni e no, non ci crederete.
Formiche, formiche ovunque. Ancora in verticale sulla parete, a testa in giù nel sottotetto, fra le fughe del muro a cortina, sulle piante di vaso3 e vaso4. Ma soprattutto: nuova fila zampettante di formiche con pupe che si dirigono verso vaso3! No, nuovo formicaio in progress!

A un certo punto mi rendo conto che le formiche non provengono più dal tetto, ma dalla busta dell’immondizia dove avevo messo piante1 irrorate veleno. Da un piccolo taglio fuoriuscivano a fiotti!
Inutile dire che ho sacrificato le agave di piante1 nel cassonetto dell’indifferenziata, esaurito Baygon4 e passato il resto della giornata sentendomi le formiche camminare addosso con la certezza che la notte si sarebbero vendicate, attaccandomi e mangiandomi viva.
Prima di andare a dormire ordino su Amazon una nuova esca.

Nuova alba. Nuovo caffè. Nuovo controllo della situazione.
Ebbene sì, signori. Di nuovo le formiche. In fila indiana, tra le fughe della parete, provenienti da vaso3 in direzione… piante2, quelle dentro al secchio. Formiche, formiche ovunque: operose, di nuovo con le pupe in spalla, veloci, velocissime.

Prendo i secchio con piante2 e, ricordandomi di aver letto che le formiche posso resistere anche 24 ore sotto l’acqua, lo riempio fino all’orlo, con l’intento di svuotarlo dopo 2 giorni. Nel frattempo arriva il corriere Amazon con l’esca ordinata la sera prima (penso non abbia mai visto una donna tanto felice di ricevere un pacco)! Piazzo le esche nei punti strategici e seguo di nuovo la fila indiana a ritroso, scoprendo, con mia grande gioia, che le formiche non arrivano da vaso3 (molto grande) ma da vaso3b, un piccolo vaso di 15cm di diametro con una piccola agave dentro.
Stanno ricreando il formicaio in un monolocale.

 

View this post on Instagram

Qual è il vostro peggior incubo?

A post shared by Valentina Cinelli (@bastet) on

 

Arriva la sera. Cala il sole mentre mi prendo un aperitivo in terrazzo ascoltando jazz.
Verso le 11, con la torcia dello smartphone verifico che le formiche stiano dormendo, rientrate tutte nel mini-formicaio.

Prendo una busta dell’immondizia: afferro vaso3b e lo svuoto di colpo dentro.
Chiudo. Mi metto le scarpe e scendo giù fino ai secchioni, regalando alle sgradite ospiti un viaggio di sola andata verso qualche discarica esotica.
Rientro a casa e mi faccio un nuovo drink, riuscendo a dormire per la prima volta in 4 settimane.

Nuova alba. Nuovo caffè. Terrazzo pulito.

 


 

Lo so, è un racconto lungo, confuso, poco interessante.
Questo post serve più a me che a voi.

Guarire è difficile (10 anni senza te)

E all’improvviso, verso il tramonto è arrivato il ricordo di te.
Come ho fatto a non ricordarmi la data. Forse è stata la paura di contare gli anni.
E di averne la conferma.

Dieci.
Dieci anni sono passati da quel maledetto giorno.
E non c’è giorno che non ti pensi: a quando lavoravamo insieme, ai progetti, a se saresti orgogliosa di me, a tutte le cose che avremmo potuto fare insieme.
Se mi merito di respirare ancora, di sentire il calore di questo sole al tramonto sul mio viso.
Mentre tu non ci sei più.

Mi manca la tua risata. Quell’esplosione sonora che mi faceva vibrare il cuore.
E quante volte cerco di ricordarla, di rievocarla nella mia testa, fra le spire dei ricordi: ricordi sempre più sbiaditi ma lucidi e fragorosi quando vengono portati in superficie.

E piango.
Piango per me e per tutti coloro che non hanno avuto la fortuna di conoscerti.
Piango perché ogni 1° agosto per me l’estate è finita, una parte di me si è spenta e tutto diventa così doloroso e privo di senso.
Non so se riuscirò mai a superare tutto questo.

Ciao Paola.

#Apollo50th, l’invidia e la luna

Quand’ero piccola ho sempre invidiato mio fratello (maggiore) per una immotivata ragione. Lui era già nato il 20 luglio 1969, il giorno in cui il primo uomo mise piede sulla luna.

L’invidia era ampiamente immotivata, dato che lui non ricordava nulla di quell’evento (aveva poco più di un anno) e neanche ne aveva assaporato l’eccitazione del momento. Ma io lo invidiavo lo stesso.

Faccio parte di quella generazione nata negli anni 70, quando tutti i sogni erano già stati presi e privati di romanticismo, a partire appunto dalla conquista della luna*. Sono nata quando l’impossibile era stato già conquistato, dove il mio sogno più grande di bambina era proprio quello di volare sulla luna, tanto perché sembrava un’impresa alla portata di tutti.

Forse è anche da questa (mancata) esperienza che è nata la mia ossessione per la luna.

Oggi sono passati 50 anni da quel giorno e provo le stesse emozioni – anche più intense, se è possibile – e la stessa immotivata invidia.
Stasera brinderò alla “mia luna”.

 

 

Lunar and Planetary Institute ha pubblicato oltre 1000 scatti inediti del viaggio dell’Apollo 11.
Da non perdere.

If Men Could Menstruate

Testo di Gloria Steinem, traduzione in italiano di Maria G. Di Rienzo

 


 

Se gli uomini avessero le mestruazioni

Tradotto da Maria G. Di Rienzo (pdf)

Pubblicato su Notizie minime della nonviolenza, n. 775 del 30 marzo 2009

 

Una minoranza bianca del mondo ha passato secoli a convincerci che una pelle bianca rende le persone superiori, anche se in effetti la sola cosa che fa è renderle più sensibili agli ultravioletti e più soggette alle rughe.
Maschi umani hanno costruito intere culture attorno all’idea che l’invidia del pene sarebbe “naturale” nelle donne, e però si potrebbe allo stesso modo dire che l’avere un organo non protetto di quel tipo rende gli uomini vulnerabili, e che il potere di dare la vita rende l’invidia dell’utero quanto meno logica. In breve, sono le caratteristiche di chi ha potere, chiunque sia, ad essere pensate come migliori delle caratteristiche di chi non ne ha, e la logica non ha nulla a che fare con tutto questo.

Cosa accadrebbe, ad esempio, se di colpo, magicamente, gli uomini avessero le mestruazioni e le donne no? La risposta è chiara: le mestruazioni diventerebbero un invidiabile evento mascolino di cui vantarsi.

Gli uomini le sparerebbero grosse su durata e quantità. La prima mestruazione sarebbe festeggiata da rituali religiosi e feste tra amici.

L’Istituto nazionale per la Dismenorrea si occuperebbe di indagare eventuali sconforti mensili. I prodotti sanitari sarebbero forniti gratuitamente dal governo: ovviamente, alcuni uomini pagherebbero per il prestigio fornito da marche celebri quali i “Tamponi John Wayne” o i “Pannolini Muhammad Ali” e ci sarebbero prodotti specifici del tipo “Per il flusso leggero da scapoli”.

Militari, uomini politici di destra e fondamentalisti religiosi citerebbero le mestruazioni come prova che solo gli uomini possono entrare nell’esercito (“Devi dare il sangue per poterlo prendere”), occupare cariche politiche (“Come possono le donne essere aggressive, prive del ciclo governato da Marte?”), diventare preti (“Una donna non può dare il sangue per i nostri peccati”) o rabbini (“Senza la mensile perdita di impurità, le donne restano ovviamente impure”). I maschi radicali, i politici di sinistra e i mistici, d’altra parte, insisterebbero sul fatto che le donne sono uguali agli uomini, solo un pò diverse, e che ogni donna può entrare nei loro ranghi se è disposta ad infliggere a se stessa una ferita considerevole ogni mese (“Devi dare il sangue per la rivoluzione”), a riconoscere la preminenza delle istanze mestruali e a cancellare la propria individualità a favore di tutti gli uomini e del loro “Ciclo di Illuminazione”.

Gli uomini risponderebbero ad un complimento del tipo “Ehi, oggi ti vedo proprio bene” con la frase “Per forza, ho le mie cose!”.

I media non la finirebbero più di trattare il soggetto: “Gli squali, una minaccia agli uomini mestruanti”, “Stupratore assolto: è stato lo stress mensile”, e così il cinema: pensatevi Newman e Redford in “Fratelli di sangue”.

Gli uomini convincerebbero le donne che il sesso è più piacevole “in quel periodo del mese”. Alle lesbiche si direbbe che temono il sangue, e perciò probabilmente la vita stessa, e che tutto quello di cui hanno bisogno è un buon uomo con delle belle mestruazioni.

Naturalmente sarebbero gli intellettuali ad offrire le argomentazioni più morali e logiche. Come può una donna afferrare ogni disciplina che richieda senso del tempo o dello spazio, che implichi matematica e misurazioni, senza l’innato dono del misurare i cicli della luna e dei pianeti dato dalle mestruazioni? Nelle filosofie e nelle religioni, come possono le donne compensare il fatto che manca loro il ritmo dell’universo? O che manca loro una simbolica morte e rinascita ogni mese? In ogni campo i maschi più tolleranti cercherebbero di essere gentili: il fatto che “questa gente” non ha il dono di misurare la vita o di connettersi all’universo,

E come reagirebbero le donne? Possiamo immaginare le cosiddette donne tradizionali dichiararsi d’accordo con tutte le argomentazioni succitate, e associazioni di casalinghe le cui socie si feriscono ogni mese, e pie donne che dicono: “Il sangue di tuo marito è sacro come quello di Gesù” e aggiungono con un risatina “…ed è anche così sexy!”.

Ci sarebbero le “riformatrici” che istituirebbero riti di iniziazione identici a quelli maschili e spiegherebbero di avere anche loro un ciclo mensile. Schiere di pensatrici ripeterebbero ad oltranza che gli uomini devono liberarsi dall’idea dell’aggressività marziana così come le donne devono liberarsi dall’invidia delle mestruazioni. Le femministe radicali direbbero che l’oppressione delle “non-mestruanti” è stata lo schema primario per tutte le altre forme di oppressione, e che le vampire sono state le nostre prime combattenti per la libertà. Le femministe culturali svilupperebbero un immaginario privo di sangue nell’arte e nella letteratura. Le femministe socialiste spiegherebbero che solo sotto il capitalismo gli uomini hanno monopolizzato il sangue mestruale…

In effetti, se gli uomini avessero le mestruazioni, le giustificazioni per farne uno strumento di potere andrebbero avanti all’infinito.

Come sempre, se glielo si lascia fare.

 


 

If Men Could Menstruate

by Gloria Steinem (link)

(c) Gloria Steinem, Outrageous Acts and Everyday Rebellions. NY: NAL, 1986

 

Living in India made me understand that a white minority of the world has spent centuries conning us into thinking a white skin makes people superior, even though the only thing it really does is make them more subject to ultraviolet rays and wrinkles.

Reading Freud made me just as skeptical about penis envy. The power of giving birth makes “womb envy” more logical, and an organ as external and unprotected as the penis makes men very vulnerable indeed.

But listening recently to a woman describe the unexpected arrival of her menstrual period (a red stain had spread on her dress as she argued heatedly on the public stage) still made me cringe with embarrassment. That is, until she explained that, when finally informed in whispers of the obvious event, she said to the all-male audience, “and you should be proud to have a menstruating woman on your stage. It’s probably the first real thing that’s happened to this group in years.”

Laughter. Relief. She had turned a negative into a positive. Somehow her story merged with India and Freud to make me finally understand the power of positive thinking. Whatever a “superior” group has will be used to justify its superiority, and whatever and “inferior” group has will be used to justify its plight. Black me were given poorly paid jobs because they were said to be “stronger” than white men, while all women were relegated to poorly paid jobs because they were said to be “weaker.” As the little boy said when asked if he wanted to be a lawyer like his mother, “Oh no, that’s women’s work.” Logic has nothing to do with oppression.

So what would happen if suddenly, magically, men could menstruate and women could not?

Clearly, menstruation would become an enviable, worthy, masculine event:

Men would brag about how long and how much.

Young boys would talk about it as the envied beginning of manhood. Gifts, religious ceremonies, family dinners, and stag parties would mark the day.

To prevent monthly work loss among the powerful, Congress would fund a National Institute of Dysmenorrhea. Doctors would research little about heart attacks, from which men would be hormonally protected, but everything about cramps.

Sanitary supplies would be federally funded and free. Of course, some men would still pay for the prestige of such commercial brands as Paul Newman Tampons, Muhammad Ali’s Rope-a-Dope Pads, John Wayne Maxi Pads, and Joe Namath Jock Shields- “For Those Light Bachelor Days.”

Statistical surveys would show that men did better in sports and won more Olympic medals during their periods.

Generals, right-wing politicians, and religious fundamentalists would cite menstruation (“men-struation”) as proof that only men could serve God and country in combat (“You have to give blood to take blood”), occupy high political office (“Can women be properly fierce without a monthly cycle governed by the planet Mars?”), be priests, ministers, God Himself (“He gave this blood for our sins”), or rabbis (“Without a monthly purge of impurities, women are unclean”).

Male liberals and radicals, however, would insist that women are equal, just different; and that any woman could join their ranks if only she were willing to recognize the primacy of menstrual rights (“Everything else is a single issue”) or self-inflict a major wound every month (“You must give blood for the revolution”).

Street guys would invent slang (“He’s a three-pad man”) and “give fives” on the corner with some exchenge like, “Man you lookin’ good!”

“Yeah, man, I’m on the rag!”

TV shows would treat the subject openly. (Happy Days: Richie and Potsie try to convince Fonzie that he is still “The Fonz,” though he has missed two periods in a row. Hill Street Blues: The whole precinct hits the same cycle.) So would newspapers. (Summer Shark Scare Threatens Menstruating Men. Judge Cites Monthlies In Pardoning Rapist.) And so would movies. (Newman and Redford in Blood Brothers!)

Men would convince women that sex was more pleasurable at “that time of the month.” Lesbians would be said to fear blood and therefore life itself, though all they needed was a good menstruating man.

Medical schools would limit women’s entry (“they might faint at the sight of blood”).

Of course, intellectuals would offer the most moral and logical arguements. Without the biological gift for measuring the cycles of the moon and planets, how could a woman master any discipline that demanded a sense of time, space, mathematics– or the ability to measure anything at all? In philosophy and religion, how could women compensate for being disconnected from the rhythm of the universe? Or for their lack of symbolic death and resurrection every month?

Menopause would be celebrated as a positive event, the symbol that men had accumulated enough years of cyclical wisdom to need no more.

Liberal males in every field would try to be kind. The fact that “these people” have no gift for measuring life, the liberals would explain, should be punishment enough.

And how would women be trained to react? One can imagine right-wing women agreeing to all these arguements with a staunch and smiling masochism. (“The ERA would force housewives to wound themselves every month”: Phyllis Schlafly)

In short, we would discover, as we should already, that logic is in the eye of the logician. (For instance, here’s an idea for theorists and logicians: if women are supposed to be less rational and more emotional at the beginning of our menstrual cycle when the female hormone is at its lowest level, then why isn’t it logical to say that, in those few days, women behave the most like the way men behave all month long? I leave further improvisation up to you.)

The truth is that, if men could menstruate, the power justifications would go on and on.

If we let them.

 

 

Sampietrino alla #MuseumWeek 2019

Dal 13 al 19 maggio 2019 il mondo social si sintonizza sulla #MuseumWeek e sui 7 hashtag della sesta edizione. Una sinergia unica al mondo, all’insegna del movimento, della pluralità e della creatività.

La #MuseumWeek mira a incoraggiare le esperienze museali più trasversali, ludiche e istruttive, e a promuoverle sui social network. Circa 5000 istituzioni culturali di 120 Paesi hanno partecipato all’edizione del 2018 con l’obiettivo di coinvolgere attivamente appassionati e professionisti intorno alla Cultura, dare visibilità, aprirsi alla scena internazionale, aumentare l’interesse dei visitatori, mostrarsi in ascolto del pubblico, arricchire la propria banca dati, creare eventi, difendere dei valori.

L’Associazione Culturale Sampietrino anche quest’anno si è messa in gioco e partecipa all’edizione 2019 con l’intento di promuovere e far conoscere nel mondo l’idea di “museo diffuso” che la pavimentazione tipica della Capitale consente di avere.

L’ecomuseo o museo diffuso interviene nel territorio di una comunità, nella sua trasformazione e identità storica, proponendo “come oggetti del museo” non solo gli oggetti della vita quotidiana ma anche i paesaggi, l’architettura, il saper fare, le testimonianze orali della tradizione, ecc. Chi meglio del selciato romano e del rapporto quotidiano con i suoi fruitori (abitanti, turisti e chiunque transiti sopra le sue strade) può descrivere l’evoluzione storica e culturale di una città?

Per questo l’invito a partecipare è esteso a chiunque voglia condividere un tassello della sua esperienza!
Un museo diffuso con curatori diffusi!

Seguite l’hashtag del giorno, pubblicate le vostre foto a tema su Twitter o Instagram taggando @sampietrino ed entrate a far parte della #MuseumWeek2019!

 


 

#WomenInCulture

Fulcro della #MuseumWeek 2019 è il posto delle donne nella cultura, ieri, oggi e domani, sotto l’egida dell’hashtag #WomenInCulture.

Il posto delle donne nella società è importante come quello degli uomini, ma fin troppo spesso non è riconosciuto come si deve. Ecco perché il mondo delle istituzioni culturali si riunisce intorno alla Causa delle donne nella Cultura (ieri, oggi, domani) in occasione della sesta edizione della #MuseumWeek. Un omaggio alle donne dell’Arte, della Storia, delle Scienze, delle Lettere.

Innanzitutto, per rendere omaggio alle donne ingiustamente dimenticate dai libri di storia e che meritano di essere conosciute dal grande pubblico.

Poi per celebrare le donne che rappresentano la linfa del mondo culturale di oggi: artiste, professioniste di un’associazione o di un’istituzione culturale, mecenati o artigiane.

Infine, per sottolineare l’importanza dell’istruzione delle ragazze: come i ragazzi, anche loro devono poter sognare e diventare artiste, filosofe, scienziate…

 


 

Informazioni Utili

Facebook – facebook.com/MuseumWeek
Official/ Instagram – www.instagram.com/museumweek/
Twitter – twitter.com/MuseumWeek
VKontakt – vk.com/MuseumWeek
Weibo – weibo.com/MuseumWeek

La #MuseumWeek è sostenuta dalla Fondation CHANEL

 


 

Programma

Il calendario della settimana con l’elenco dei temi e degli hashtag corrispondenti:

Lunedì 13 maggio ??? – #WomenInCulture
Martedì 14 maggio ?? – #SecretsMW
Mercoledì 15 maggio ? – #PlayMW
Giovedì 16 maggio ? – #RainbowMW
Venerdì 17 maggio ? – #ExploreMW
Sabato 18 maggio ? – #PhotoMW
Domenica 19 maggio ? – #FriendsMW

 

Una selezione delle foto delle 7 giornate.

 

 

 

error: Content is protected